Pellegrini a San Giovanni in Laterano. ANSA/GIUSEPPE LAMI

L’appuntamento giubilare del 24-26 gennaio, dedicato al mondo della comunicazione, coincide con la festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Occasione preziosa per riflettere sul ruolo dell’informazione e incoraggiare tutti coloro che operano in quest’ambito a perseguire un messaggio di verità e speranza, lo è anche per ricordare la figura di Guglielmo Boselli, focolarino che dal 1958 è stato tra i “pionieri” del periodico Città Nuova e successivamente anche direttore per vari decenni.

Per semplicità di scrittura, attenzione alla persona e servizio alla verità nella prospettiva della fraternità universale, Guglielmo (detto familiarmente Guglia) rimane una figura di riferimento per chi opera oggi nel campo dei media. Ma per chi conosceva la fiamma che ardeva nel suo cuore e ha lavorato con lui per anni attorno al tavolo del consiglio di redazione di Città Nuova, egli è anche un esempio di come uno sguardo improntato al Vangelo è in grado di sollevare, depurare e riscattare tante realtà umane.

Fra le tante carte rimaste di lui, in una sorta di «Vademecum quotidiano per chi si prepara a ricevere domani nuove responsabilità in Città Nuova» troviamo tra l’altro questi appunti rivelatori della sua vita interiore:

La pazienza è una grandissima virtù per costruire rapidamente, anche se può apparire il contrario. La fretta è un pericoloso nemico di un lavoro davvero proficuo – Evitare ogni forma ed espressione di “paternalismo”, vero o apparente. La via maestra resta quella del “lavaggio dei piedi” – Rapporto di vera fraternità convinta: che mai risuoni un atteggiamento anche di apparente superiorità – Accettare volentieri idee di altri, anche se non coincidono con le proprie, sulla impostazione di Città NuovaL’unità di progettazione si costruisce nella pluralità. I pensieri diversi sono un arricchimento, non un ostacolo – Accettare lietamente, dentro di noi, le critiche su di sé. Sono un dono, non un’offesa.

La fondatrice dei Focolari Chiara Lubich credeva fortemente nel contributo dei media a un mondo più unito e in diversi interventi pubblici illustrò il “di più” che il carisma dell’unità può portare anche in quest’ambito. Quando nel giugno del 2001 lanciò l’idea di una scuola periodica di formazione per operatori dei media, proprio Guglia, insieme a una focolarina, ebbe l’incarico di svolgere i temi di applicazione della spiritualità dei Focolari in questo campo. Il 21 settembre di quell’anno c’ero anch’io al suo primo e anche ultimo intervento – il 6 novembre la morte improvvisa – e come tutti i presenti rimasi profondamente toccato dalla chiarezza cristallina dell’esposizione e dalla forte esperienza spirituale che ne traspariva. Eccone un breve estratto:

Se abbiamo ben chiaro che siamo oggetto dell’amore di Dio, possiamo fare intravedere questo amore anche nel grande e spesso tragico mosaico delle sconfitte della società umana, come in esso si vada maturando il “progetto” uomo. La grande scoperta di Dio amore dei primi tempi [del Movimento] illumina tutta la realtà: la grande storia come la piccola storia di ciascuno… Sapremo così cogliere e comunicare semi di vita nuova gettati proprio dove le piaghe e le devianze sociali sono più gravi… Per chi opera nei media, si tratta di acquistare, per così dire, il “fiuto” dell’amore, per coglierlo ovunque ce n’è traccia.

Questo “fiuto” dell’amore ha per gli attuali componenti la redazione e per quanti vi collaborano il senso di una consegna.

A questo riguardo non possiamo dimenticare il monito di papa Francesco ai giornalisti nel messaggio per la 55 Giornata delle comunicazioni sociali del 2021: «La comunicazione rischia di appiattirsi su alcune logiche dominanti, di piegarsi al potere o addirittura di costruire fake news. Non cadete nella tentazione di allinearvi, andate controcorrente, sempre consumando le suole delle scarpe e incontrando la gente. Solo così potete essere “autentici per vocazione”. E non dimenticate mai quanti sono ai margini, le persone povere, sole, scartate».

Per approfondire la sua figura non perdere il PassaParola Guglielmo Boselli, maestro di comunicazione di Oreste Paliotti