20. 11. 2023
Il 21 ottobre scorso, al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, nell’ambito di CNDAY è stata ricordata la figura di Igino Giordani, già direttore di Città Nuova, a un secolo dal suo esordio nel giornalismo (1923-2023).
Alberto Lo Presti del Centro Igino Giordani ha offerto riflessioni sul mestiere di Igino Giordani, scrittore e giornalista, una carriera iniziata 100 anni fa.
Igino Giordani (1894-1980), protagonista del Novecento, partecipò agli entusiasmanti impegni del suo tempo con lineare coerenza e temperamento eroico. Collaboratore di Sturzo, oppositore di Mussolini, confidente di De Gasperi, amico di Paolo VI, cofondatore del Movimento dei Focolari di Chiara Lubich.
Alcuni momenti chiave del suo percorso
Giornalista, ma soprattutto uno scrittore, Giordani considerava il giornalismo una “missione”. Egli è stato un cucitore di storie, grandi e piccole, che ancora oggi vivono nell’impegno sociale e nelle scelte ideali di tante persone che si rivolgono a lui per orientarsi in questo tempo turbolento. La sua carriera giornalistica inizia circa 100 anni fa, nel 1923, quando pubblica i primi articoli per il “Popolo”.
Giordani nasce a Tivoli nel 1894, primogenito di sei figli, in una famiglia povera. Sposò Mya Salvati nel 1920 e la coppia ebbe quattro figli.
Appartenente a quella generazione che ha vissuto i conflitti mondiali, Giordani ha conosciuto troppo bene la crudeltà delle due guerre mondiali. Appena laureato fu inviato nelle trincee del Carso. Giordani confidò molto più tardi di non aver sparato un solo colpo al nemico per paura di uccidere “un fratello”: ha sempre creduto nella massima importanza della pace e considerava la guerra “un atto di follia contro Dio e la ragione umana”.
Si è fatto sparare, riportando ferite terribili che gli sono costate tre anni di ospedale, undici interventi chirurgici e una medaglia d’argento. Gli scritti di un laico, Contardo Ferrini, poi divenuto santo, lo hanno aiutato a imparare che la santità si può raggiungere anche in mezzo al mondo.
Impegno politico e culturale
Un secolo fa, il 18 gennaio 1919, Luigi Sturzo del Partito Popolare Italiano lanciava l’appello ai “liberi e forti” rivolto a coloro che, “uomini moralmente liberi e socialmente evoluti”, erano disposti a impegnarsi per sostenere un progetto politico e sociale per l’Italia all’indomani della Prima Guerra Mondiale. Un appello che trovò Igino Giordani disteso su un letto di un ospedale militare, tra un intervento chirurgico e l’altro, alternato agli esami universitari presso la Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma. La sua reazione non si fece attendere: fu tra i primi ad aderire alla nascente esperienza del Partito Popolare e tra i primi ad affiancare il sacerdote siciliano nella costruzione del partito, soprattutto nell’Ufficio Stampa. Igino si distinse per la sua capacità di analisi e divenne capo dell’ufficio stampa del neonato partito politico.
Durante il fascismo, Giordani si oppose coraggiosamente alle continue violenze. In risposta, la polizia iniziò a perseguitarlo, limitando la sua possibilità di scrivere, incontrare persone e persino insegnare nelle scuole pubbliche. Nonostante i fascisti volessero mandarlo in esilio, Giordani, essendo un ferito di guerra e un veterano decorato (un’ironia della storia, vista la sua inclinazione pacifista), ricevette una sorta di protezione con la stessa retorica fascista che esaltava gli eroi della Prima Guerra Mondiale. Tuttavia, fu espulso dall’Albo dei giornalisti e dovette rinunciare all’insegnamento nelle scuole pubbliche.
Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1946, Giordani fu eletto deputato e divenne uno dei “padri costituenti” che gettarono le basi ideali della Repubblica italiana. Fu rieletto nel 1948 e, nel 1950, divenne membro del Consiglio dei Popoli d’Europa a Strasburgo.
Nel 1946 Giordani assunse la direzione de “Il Popolo”, il giornale ufficiale del suo partito. Tuttavia, decise di dimettersi l’anno successivo, esausto dalle continue interferenze esterne che cercavano di influenzare le decisioni politiche. Rifiutava di essere considerato “un direttore diretto”.
Un momento memorabile della sua carriera politica fu il discorso parlamentare del 1949 in cui si schierò a favore dell’adesione italiana al Patto Atlantico, considerandolo un mezzo per la pace e l’unità e non solo una strategia militare difensiva. Questo discorso fu applaudito da tutti i settori della Camera.
L’incontro con Chiara Lubich – Confondatore dei Focolare
L’incontro con Chiara Lubich avviene nel settembre 1948. Igino ha 54 anni, è un celebre scrittore, un politico impegnato, agiografo e direttore di giornali, amico dei vescovi e assiduo frequentatore del Vaticano. Ma di fronte a una giovane laica che ha la metà dei suoi anni, fondatrice di una nuova comunità spirituale, il Movimento dei Focolari, la sua vita subisce una svolta. Trova una risposta alla sua sete di santità.
Giordani porta a Chiara l’eredità della sua intensa vita politica e professionale, di uomo sposato, di padre di famiglia, di uomo di cultura, immerso nel mondo e nella storia con coraggio e passione. Chiara vede in lui rappresentata l’intera umanità, con i suoi dolori e le sue conquiste, e lo considera il seme di tutte le varie branche e realtà in seno al Focolare, dando sempre nuovo sviluppo al Movimento. Per il contributo così rilevante che ha dato all’attuazione del progetto di unità inscritto nella spiritualità e nello stile di vita della fondatrice, sarà da lei riconosciuto come confondatore.
Nel 1953, dopo molte battaglie all’insegna della pace e di una visione profonda e controculturale, Giordani non viene rieletto alla Camera dei Deputati. Questo gli dà l’opportunità di dedicarsi completamente al Movimento dei Focolari, scrivendo numerosi libri sull’unità come principio sociale e di speranza.
Nel 1959 assunse la direzione di “Città Nuova”.
Giordani fu uno scrittore prolifico durante il Concilio Vaticano II, anticipando diversi temi, in particolare il ruolo dei laici e la concezione ecclesiologica, che per lui era globale e completa.
Morto nel 1980, fu subito riconosciuto come una grande figura e un modello. Ha lasciato una vasta eredità di scritti, appunti, corrispondenza, libri e articoli, che sono stati conservati e messi a disposizione del pubblico dal Centro Igino Giordani e dall’Archivio generale del Movimento dei Focolari.
La vita di Igino Giordani continua a sfidarci oggi, testimoniando una cultura e una politica che valorizzano la coerenza, la conversazione e la costruzione della pace.
È una figura complessa che ha lasciato tracce profonde e ha aperto visioni profetiche a livello culturale, politico, ecclesiale e sociale.
Nel 2004 si è aperto per lui il processo di beatificazione e l’Espresso, un settimanale italiano di rilievo, in quell’occasione ha avuto l’ardire di scrivere così: Titolo, “Giornalista beato: Igino, proteggici tu!”. E troviamo nel testo: “Ed ora anche l’ordine dei giornalisti avrà il suo Beato, Igino Giordani, direttore del quotidiano ‘Il Popolo’, deputato della Democrazia Cristiana, confondatore dei focolarini, detto Foco per il fervore e padre di Brando ex potente Rai. Il viatico per la beatificazione dà un bel po’ di lustro alla vituperata categoria”.
Con il contributo del centro Igino Giordani