Bescia, 5/4/2003 e Milano, 6/4/2003
"New media: reti e relazioni"
incontro "Famiglia, mass media e società"
intervento di Maria Rosa Logozzo
Prima di addentrarmi nel tema introdurrò, sinteticamente e all'interno di una breve storia, alcuni concetti, per permettere anche a chi non è addentro alla materia di seguirmi con più facilità.
Cos'è un new media
Innanzitutto: cosa intendiamo con il
termine new media? I media tradizionali, come i giornali, la radio, la TV
portano un messaggio da una fonte a più recettori, ma questi recettori possono
solo riceverlo così com'è, non possono intervenire su di esso.
I new media,
come Internet, i cellulari di ultima generazione, i videogiochi, i cd
interattivi si caratterizzano per il formato digitale, la multimedialità, ma ciò
che li contraddistingue è l'interattività.
Difficile definirla, perché non
tutto ciò che si dice ‘interattivo’ lo è allo stesso modo. L'interattività reale
presuppone una comunicazione bidirezionale. I cd che si dicono interattivi, in
realtà permettono solo di muoversi all'interno di un ambiente predefinito. Lo
stesso accade in un videogioco.
È su Internet che troviamo effettivamente un
canale di ritorno, che ci permette anche di personalizzare l'informazione per
ogni singolo utente, e di invertire la direzione del messaggio dall'utente al
gestore.
Ed è ad Internet che vorrei particolarmente rivolgere l'attenzione
oggi, un new media che ha esistenza non su una singola apparecchiatura ma su una
rete di computer che abbraccia il mondo.
Un computer nelle case di tutti
Secondo l'ultimo rapporto ISTAT nel 2001 il computer è ormai
presente nelle case del 27% delle famiglie italiane. Il numero degli utenti del
PC a casa è raddoppiato in 5 anni.
Ma come ha fatto questa tecnologia
informatica, prima riservata a pochissimi, a entrare nelle case di tutti?
I
personal computer all'inizio degli anni '80 erano ad interfaccia ‘testuale’, ciò
vuol dire che si colloquiava con loro attraverso dei comandi che si scrivevano
sulla tastiera, secondo una precisa sintassi. Se non si conosceva bene la lingua
del computer, e non si seguiva un rigido procedimento logico, non c'era
possibilità di intesa.
Nella seconda metà degli anni '80 comparvero i primi
computer ad interfaccia grafica: simulavano la scrivania di lavoro, le cartelle
per i documenti, il cestino dove buttare ciò che non serve più. Le azioni si
attivavano mediante un mouse agendo su icone. Ciò permise di utilizzare il
computer nella piena ignoranza del meccanismo sottostante e ne favorì la
commercializzazione tra i non addetti ai lavori.
La storia di Internet
Sicuramente una grossa spinta alla diffusione dei computer nelle case l'ha data Internet. Vorrei spendere due parole sulla sua storia . Non ve la racconto perché esula dal tema, ma vorrei tornare un attimo alle origini di questa tecnologia. Il progetto è partito nel 1958 al Pentagono, negli USA, in periodo di guerra fredda, ma sono state libere comunità di ricerca che nel corso degli anni, con entusiasmo e vera passione, hanno lavorato alla costruzione di questo eccezionale strumento. Il successo e la sua continua diffusione hanno poi attratto - come sempre succede - l'interesse del mondo economico. Così gli slanci ideali che avevano operato tanto, sono stati messi in sordina dal luccichio dei soldi, che innegabilmente però ne ha accelerato la crescita. Io, nell'accostarmi quotidianamente a questo strumento, cerco di rispettarne le origini di territorio libero, atto a promuovere una cooperazione intellettuale senza steccati e confini, una tecnologia condivisa gratuitamente perché ognuno la possa migliorare e accrescere a beneficio di tutti.
Il World Wide Web e l'ipertesto
I computer che costituivano la Rete Internet nel
mondo, nel 1981 erano 213, dopo poco più di vent'anni, nel 2002 hanno superato i
171 milioni e mezzo.
Due furono le intuizioni che aprirono la Rete a
chiunque: l'architettura web, un sistema per facilitare la condivisione di
informazioni e il browser grafico, un programma che permette all'utente di
muoversi, di ‘navigare’ nell'ambiente web.
Il Web si presenta oggi come uno
sconfinato spazio informativo, un ambiente virtuale planetario, costituito da
documenti multimediali interconnessi tramite una rete di collegamenti a formare
un cosiddetto ‘ipertesto distribuito’. Un ipertesto è un testo per una lettura
prevalentemente non lineare come può essere quella di un libro, in quanto
contiene al suo interno vari richiami (detti link) ad altre pagine - non solo
dello stesso documento, ma pure di documenti diversi, indipendentemente dalla
loro collocazione fisica - a cui si può accedere cliccandovi su con il mouse.
Ogni lettore può, in pratica, costruirsi un suo libro personalizzato scegliendo
via via quali percorsi seguire.
Comunità virtuali: posta elettronica, chat e MUD
Accanto all'utilizzo di Internet come spazio informativo c'è un modo di vivere Internet come comunità in cui gli individui intrecciano relazioni di varia natura spesso accomunati da specifici interessi. Alcuni strumenti favoriscono i rapporti, tra questi la posta elettronica, le chat che sono come salotti in cui si conversa attraverso messaggi scritti, i newsgroup bacheche elettroniche dedicate ad uno specifico argomento, i MUD, giochi di ruolo in cui ogni utente interagisce con gli altri collocandosi all'interno di un racconto. Le novità e le diversità in queste nuove forme di socializzazione derivano dal fatto che la comunicazione è prevalentemente scritta. Mancano quei messaggi non strettamente verbali come la mimica facciale o il tono della voce. Per l'individuo è più semplice inserirsi in una comunità virtuale, non c'è il rischio, per esempio, di essere discriminati per l'aspetto fisico. Sono però frequenti i casi di mistificazione dell'identità, non si è mai sicuri di conoscere i propri interlocutori.
Serie di nuovi problemi
L'innegabile sviluppo di Internet è solo agli inizi. Finora, nella
maggioranza dei casi, ci si collega alla Rete attraverso un modem e una linea
telefonica, il collegamento costa e i tempi di attesa e di caricamento delle
pagine sono lunghi. Nei prossimi anni lo sviluppo delle tecnologie di
connessione unito all'interfacciabilità alla Rete di dispositivi più
maneggevoli, sarà un'ulteriore spinta ad una diffusione più capillare di
Internet.
Ogni nuovo media interagisce con la società. Ma mi pare giusto
puntualizzare che questi possono considerarsi ancora i primi tempi dei new
media, la loro storia è appena cominciata ed è difficile avere una visuale
equilibrata e matura dei nuovi scenari che si continuano ad intravedere, è
difficile prevederne ad oggi tutte le frontiere. Mi limiterò solo ad alcuni dei
mutamenti che queste nuove forme di comunicazione stanno operando in tutti i
campi della società. Cercherò di non far la futurologa, ma di soffermarmi solo
su quegli influssi riscontrabili già oggi.
Territorio transnazionale
Ho sottolineato all'inizio che Internet è nata come territorio libero di
cui tutti possano usufruire. Per questo non si può approvare nessuna forma di
censura, come quella operata da Paesi per motivi politici o per un rifiuto
comprensibilissimo di modelli occidentali che rischiano di schiacciare modelli
culturali diversi, di grande ricchezza.
Come nel mondo di tutti i giorni,
così nel mondo virtuale della Rete ci sono delinquenti e organizzazioni a
delinquere di vario tipo (includo dentro il termine delinquere tutto quello che
vi può venire in mente). In uno Stato esiste tutta una legislazione e degli
organismi di controllo che vigilano affinché l'agire di ogni cittadino non leda
il bene comune.
Dovrebbe succedere analogamente per la società virtuale. Ma
esiste un grosso problema di fondo. La nozione di Stato è fortemente legata alla
dimensione spaziale del territorio. Un cittadino è tale ed ha diritti e doveri
nei confronti dello Stato se vive nel suo territorio. Internet, invece, non ha
frontiere, è una comunità che prescinde totalmente dalla nozione di territorio,
che non ha determinazione spaziale.
L'attuale tecnologia richiede "una
cooperazione internazionale per stabilire modelli e meccanismi volti alla
promozione e alla tutela del bene comune internazionale".
Democrazia elettronica
Dal 1996 le Regioni e gli Enti Locali hanno avviato i primi
progetti telematici, portando on line i propri servizi.
Si era cominciato a
parlare di democrazia elettronica, comprendendo quanto la comunicazione
orizzontale e bidirezionale propria di un mezzo come Internet, poteva favorire
un contributo attivo del cittadino alla vita politica, con scambi di opinioni e
pareri. Ma, diversamente da queste prospettive, i siti istituzionali attualmente
non si caratterizzano ancora per una logica di relazione con il cittadino, sono
piuttosto strumenti per informarlo.
Ci sono ostacoli rilevanti all'avvento di
una vera 'democrazia elettronicÀ, fondata su una uguaglianza tra tutti. C'è
innanzitutto una notevole diseguaglianza nell'accesso alle tecnologie
telematiche all'interno stesso delle società avanzate. In Italia, per fare un
esempio, attrezzature informatiche sono presenti nel 42% delle famiglie
benestanti e solo nell'11% di quelle disagiate. Oggi lo sviluppo si gioca anche
sulla padronanza di tecnologie, a questo scopo i Governi dovrebbero promuovere
una diffusa alfabetizzazione informatica, a partire dalle scuole.
Un altro
rischio c'è per la libertà individuale e la sfera privata. Con la crescente
informatizzazione delle transazioni economiche e burocratiche, nella nostra vita
quotidiana lasciamo, spesso senza rendercene conto, una serie continua di tracce
digitali: dagli acquisti con carta di credito alla posta elettronica, alle
navigazioni su Web, moltissime attività personali vengono registrate e
archiviate.
Queste tracce digitali parlano della vita, dei gusti, delle
abitudini e delle convinzioni di ciascuno di noi; grazie alla interconnessione
dei vari sistemi digitali, queste informazioni possono essere raccolte e
utilizzate come strumento di controllo politico o per confezionare offerte
commerciali o per decidere quale personale assumere e per altro e altro ancora.
La privacy, diritto inviolabile della persona, è messa in questione.
Democrazia della cultura
Fino all'avvento di Internet si poteva distinguere abbastanza chiaramente chi produceva cultura tramite un libro, un articolo o una fiction, da chi la consumava. Oggi chiunque può inserire qualsiasi contenuto su web raggiungendo una fascia più o meno ampia di fruitori. È senz'altro positivo che tutti possano dire quello che pensano, ma una simile inflazione d'informazione può anche far danno. "La sovrabbondanza di informazioni rischia di essere paralizzante", di divenire non-informazione. Nell'architettura di Internet tutti i contenuti sono strutturalmente livellati, la pagina personale di un bambino è sullo stesso piano di un quotidiano di fama, c'è informazione di valore insieme a tanta informazione spazzatura. Inoltre Internet non è come una buona classica enciclopedia in cui si può trovare un riferimento a quello che cerchiamo, perché vi è pubblicato solo tutto quello che a qualcuno è piaciuto mettere, ma non è detto che sia tutto.
Cultura della simulazione
Un altro aspetto da non trascurare nel panorama
attuale è la trasformazione del rapporto tra scienza e tecnologia. La tecnologia
ha assunto una velocità tale da non permettere alla scienza neppure una
teorizzazione aposteriori.
Il computer con le sue straordinarie capacità di
calcolo, prima impensabili, ha reso possibile lo studio di un fenomeno e delle
sue implicanze attraverso la sua simulazione, la sua ricostruzione virtuale.
Oggi è molto più semplice sperimentare simulando, provando varie vie e tornando
indietro fino a imboccare il giusto percorso, che ricercare seguendo un
procedimento razionale e arrivare a teorizzare.
Internet non si basa su
‘teorie’, ma è "una grande palestra di improvvisazione creativa, di invenzione
spicciola e locale, di soluzioni ad hoc, di espedienti e aggiustamenti
ingegnosi, insomma di bricolage". Il termine bricolage, fu introdotto
dall'antropologo francese Claude Lévy-Strauss per indicare la capacità
associativa di popolazioni primitive, che riescono a creare utilizzando i
materiali che si ritrovano attorno.
Potrebbe sembrare che questo argomento
esuli da quanto devo trattare, ma l'ho introdotto perché la cultura della
simulazione e del bricolage - che sta soppiantando il pensiero analitico moderno
- prende piede nella società anche grazie ai new media. L'ipertesto, la
possibilità di costruire nuovi percorsi di lettura e ricerca come accostamenti,
navigazioni, su materiali esistenti è una tecnica di bricolage. Gli stessi
videogiochi promuovono un'esperienza di simulazione fin dalle più tenere fasce
d'età, portando alla nascita di una nuova forma mentis.
Apprendimento percettivo-motorio
I sistemi scolastici del mondo occidentale sono in crisi. Si parla di inadeguatezza di contenuti e di metodologie. La problematica è ancora più fonda. L'apprendimento finora proposto dai docenti è stato veicolato da testi, dai quali estrapolare concetti, esprimendoli in forma scritta o verbale. Si tratta di un apprendimento per lo più monomediale, che richiede attività precipuamente mentali, sforzo concettuale, impegno e astrazione. Si è sottovalutato un altro modo di apprendere - che è poi quello dei nuovi media e della multimedialità ed è quello di cui le nuove generazioni sono già esperte - l'apprendimento percettivo-motorio, meno sistematico, basato su una partecipazione interattiva, una immersione multi sensoriale, una conoscenza esperienziale attraverso la simulazione. Si tratta di un tipo di apprendimento che sarebbe da rivalorizzare nella scuola, molto più gradevole, più vicino al gioco che allo sforzo intellettuale.
Soggettivismo
La cultura del bricolage e della simulazione, porta l'uomo di oggi ad affermare che non esiste una realtà unica e conoscibile, ma solo realtà individuali, soggettive, che creiamo attraverso la nostra partecipazione e la nostra esperienza del mondo. La forza per affermarsi non sta nell'essere gruppo, ma individuo e proprio in quanto tale portatore di un valore aggiunto risiedente nelle proprie capacità, spesso nella propria maestria tecnologica. L'uomo dei new media compone e ricompone il mondo in cui vive sulla sua attualità, provocando la crisi di tutte le forme di ‘appartenenza’ stabile come la famiglia. Le stesse comunità virtuali, che nascono, muoiono e rinascono composte diversamente, secondo altri interessi, ne sono una testimonianza.
In famiglia
Le innovazioni tecnologiche, integrate nei contesti familiari, rendono la famiglia più permeabile e aperta all'influenza di agenti esterni. La figura del genitore o del maestro si scontra con la mentalità prettamente paritaria e orizzontale dell'ambiente virtuale, insofferente a qualsiasi principio di autorità. I genitori hanno difficoltà tecniche e culturali nel loro approccio ad Internet e i giovani vi possono trovare vie di fuga da ogni controllo, modi per entrare in contatto con comunità o singoli ben al di fuori della cerchia familiare. Bisogna altresì considerare che la mutazione tecnologica ha determinato una frattura culturale tra vecchie e nuove generazioni. Il rapporto è diventato molto più complicato e difficile che nel passato. Oggi la testimonianza di quanto le prime hanno vissuto sembra sia di poca utilità a preparare le seconde al nuovo futuro, e che per qualche tempo i giovani dovranno cercare da soli il senso di una realtà le cui implicazioni ai loro stessi educatori sono ignote. Cade la figura dell'educatore che insegna, dovrebbe mutarsi in quella di un educatore che si fa compagno di viaggio.
Bambini e ragazzi
La rete, offre ai ragazzi "una gran mole
di informazioni che aprono alla conoscenza di una realtà virtuale senza confini,
(...) genera nuove forme di relazione interpersonale, promuove la
multiculturalità".
Riscontriamo quotidianamente la connaturalità dei ragazzi
con Internet e non possiamo negare che desti qualche preoccupazione in più. I
mezzi d'informazione riportano spesso storie di pedofilia, o danni psico-fisici
indotti dai nuovi media. C'è il rischio di alienazione in mondi virtuali e
isolazionismo.
Gli incontri sulla Rete, poi, non sono con persone di cui si
conoscono età, sesso, famiglia di origine, residenza... il mezzo stesso promuove
l'anonimato o le false identità.
Sarebbe importante che i minori, specie i
bambini, non fossero mai lasciati da soli in Rete. Se proprio la navigazione non
può essere condivisa con un adulto è meglio utilizzare accessi ad Internet
filtrati, ma questi non sostituiscono certo la preziosità di un confronto e di
un dialogo che aiuti la formazione di una capacità critica. Le ore di utilizzo,
poi, dovrebbero essere concordate con i genitori o con persone più mature e
inserite in una vita fatta anche di giochi con altri bambini per sviluppare la
socialità e di attività fisica.
Il Consiglio nazionale degli utenti,
istituito presso l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha elaborato
alcune linee guida per una carta dei diritti dei bambini e dei ragazzi in Rete,
che vi invito a consultare.
Conclusioni
Concluderei qui,
anche se ci sono altre problematiche di cui non ho trattato come, per esempio,
la crisi del concetto di identità che pare dovuta alle esperienze di identità
multipla e mutante nell'ambiente virtuale o la perdita del concetto di reale nei
bambini che utilizzano queste tecnologie sin dalla più tenera età. Sono tutti
grossi temi che richiederebbero una trattazione a sé.
Mi permetto di chiudere
con una mia considerazione personale quindi non documentata scientificamente, ma
basata sull'esperienza mia e di altri.
Come davanti ad ogni grossa
innovazione tecnologica del passato, anche l'uomo d'oggi si interroga e deve
interrogarsi su quanto gli succede attorno, perché è suo compito ‘dominare la
terra’, e dominarla vuol dire anche fornire un'etica alla sua evoluzione. Le
innovazioni portano sempre paura perché si avanza verso l'ignoto, e portano
eccitazione per la nuova avventura che si intraprende. Però, in fondo, esse non
hanno mai mutato quei valori che l'uomo porta in sé proprio in quanto essere
umano. Sono valori che si possono mettere a tacere in mille modi, si possono
sotterrare sotto montagne di argomentazioni pseudo-scientifiche, morali o
intellettuali convinti di essere riusciti ad estirparli, ma quando ci si ritrova
nel silenzio del proprio intimo o in un dialogo sincero, eccoli che
rispuntano.
Sono questi valori la strada per una giusta etica, primo tra
tutti la centralità e la dignità della persona.
Vorrei qui fortemente
sottolineare l'unità della persona umana, la non scindibilità della sua
componente corporea dalla sua componente spirituale. Oggi, anche sotto
l'influsso della realtà virtuale, c'è una certa tendenza ad una
smaterializzazione dei rapporti, tra gli uomini e anche con il mondo che ci
circonda. Può essere un rigetto alla cultura dell'immagine e della corporeità
portata all'estremo, che i media ci hanno propinato in questi ultimi anni. Per
quanto si affermi che le relazioni costruite su Internet siano più vere, perché
si arriva ad una conoscenza più interiore della persona prescindendo dagli
accidenti esteriori, non c'è dubbio che più una relazione è profonda più si
desidera incontrarsi. È un'esperienza che a me stessa capita di fare. Perché?
Semplicemente perché siamo uomini e non angeli. E anche con la natura abbiamo
bisogno di una relazione diretta. Tra qualche anno ci si invierà attraverso
Internet non solo l'immagine, ma anche il profumo di un fiore, si arriverà a
provare via rete la sensazione di accarezzarne i petali - oggi ci sono già
esperimenti di chip sottopelle che permettono di scambiarsi sensazioni a
distanza - ma io scommetto che l'esperienza virtuale porterà l'uomo, che il
fiore lo conosce, a cercarlo nel reale.
Allora il percorso educativo, a mio
parere, oltre ad insegnare a navigare su Internet, dovrebbe far aumentare
l'esperienza del reale: aiutare a far conoscere la natura non solo sui libri,
permettere di sperimentare dal vivo un rapporto di amicizia e di amore,
insegnare a dialogare nel rispetto reciproco, ed anche riuscire ad accompagnare
il dramma del fallimento, del dolore, della morte. Dovrebbe far innamorare della
bellezza di essere uomini, in carne ed ossa, e insegnare ad accettarne i limiti.
Solo allora il virtuale non alienerà ma allargherà il nostro sentire, e renderà
più efficace il nostro operare attraverso la tecnologia, in maniera equilibrata,
e le immense possibilità di interazione proprie della Rete, interazioni tra
esseri umani, lungi dal costituire un universo parallelo, spingeranno gli uomini
a intervenire sul reale, a sfruttare il virtuale e ‘l'intelligenza collettivà’ -
per migliorare il reale, per favorire la costruzione di una società non
massificata ma a misura d'uomo - di ogni uomo! - una società più aperta, più
solidale. Sì, perché mai come oggi l'uomo ha avuto a disposizione strumenti così
atti a stringere le fila della famiglia umana, a renderla realmente tale, a
favorire il sorgere quella nuova era di collaborazione e di pace che Paolo VI
soleva indicare come ‘civiltà dell'amore’.